"Una cosa che ricordo con piacere è che ho ricevuto due premi di fedeltà: uno per i vent'anni e l’altro per i trentacinque anni di lavoro"
Mi chiamo Valentino Marini. Il soprannome della mia famiglia è "Ferate".
Sono nato a Darzo nel 1948, sono sposato e ho quattro figli. Ho lavorato 35 anni per la ditta Maffei dal 1964 al 2000 poi sono andato in mobilità e la pensione è arrivata nel 2003 con 38 anni di lavoro. Sono stato assunto alla Maffei di Trento, poi sono stato trasferito all’impianto di Giustino e alla fine sono arrivato a Darzo. Per avere il lavoro ho avuto, diciamo, una raccomandazione potente: mia mamma, che prima di sposarsi aveva fatto per anni la governante della famiglia Maffei a Porto Ceresio nella casa originaria e poi la anche la operaia cernitrice nello stabilmento di Darzo. Allora conosceva bene il dottor Italo e, quindi, sono stato assunto tramite questa conoscenza diretta. Però siccome l’anno prima avevano licenziato molti operai, soprattutto donne, perché era cessata l’estrazione di Val Cornèra, sono stato assunto allo stabilimento di Trento. La mia mansione era quella di manutentore in officina, perché ho frequentato la scuola meccanica e mi occupavo di riparare i macchinari: il mulino, il frantoio, il maglio, la coclea tutti questi macchinari che servivano per macinare prima la barite, poi il feldspato. Lavoravo in una squadra di dodici all’inizio che poi si sono ridotti a cinque dal 1992, a causa dei pensionamenti e licenziamenti. In quel periodo era in corso anche un calo di vendite che ha portato alla riduzione del personale. Negli anni ho lavorato molto in trasferta: a Canezza di Pergine, a Sondalo in provincia di Sondrio, a Campiglia Marittima vicino a Livorno e a Novara. Andavo dove la ditta si stava allargando. Il rapporto con i colleghi era buono e io sono stato per molti anni membro della commissione interna degli operai e ho fatto il rappresentante sindacale. La ditta era seria ma faceva i suoi interessi e bisognava imporsi, fare trattative e anche fare sciopero se serviva. In quegli anni la ditta comperava nuovi stabilimenti e si respirava aria di sviluppo. Anche la paga degli operai, all’inizio eravamo quelli che prendevano di più qui in zona e sono riuscito a far studiare quattro figli senza che mia moglie fosse costretta a lavorare. Per quanto riguarda l’impiantistica e i macchinari la Maffei era un ditta all’avanguardia in Italia e all’estero. Il datore di lavoro ci teneva e poi aveva il monopolio: in quegli anni dire Maffei era dire feldspato. L’apice l’ha raggiunto nel 1975-80, dopo il successo ha cominciato a calare. C’è stato un cambio di gestione. Il Carlo [Maffei] fondatore dell’azienda aveva tre figli, Ottorino, Cesare e Italo che hanno mantenuto bene l’azienda. Poi però sono subentrati i loro figli che erano in molti e hanno eletto un amministratore delegato dandogli in mano l’azienda. Quindi da una gestione famigliare che ci teneva si è passati ad una gestione di terzi che non aveva più l’amore e la voglia di fare. Piano piano si sono persi i clienti e alla fine la ditta è stata venduta alla Iris. Questa è una ditta che produce ceramica e ha bloccato le vendite agli altri concorrenti per prendersi tutto il materiale e quindi la ditta è andata in calo progressivo, perché ha perso clienti. Contemporaneamente ai pensionamenti non subentravano nuovi operai e la ditta si è spenta progressivamente. Nel 2000 eravamo una ventina e ultimamente erano la metà. È stata una parabola discendente anche dal punto di vista dei salari. Alla fine devo dire che non ho più seguito bene le vicende, però la nuova proprietà che mi pare sia piemontese, ha venduto la centrale elettrica e quindi non ha più interesse per l'impianto industriale di Darzo. Quella volta il comune di Storo si è lasciato sfuggire un’occasione d’oro di acquistare la centrale.
Mio papà si chiamava Angelo Guerrino Marini dei "Ferate" era nato nel 1919 ed è morto nel 1987. Ha lavorato in galleria su a Marìgole per la Baritina nel 1938 e fino alla guerra. Quando è tornato dalla guerra nel 1946 è stato assunto alla Maffei nell’impianto di macinazione. È andato in pensione nel 1977. Aveva la silicosi minimo al 50% anche se poi l’INPS la riconosceva al 21% che era il valore minimo che dava diritto alla pensione.
Mia mamma si chiamava Ancilla Robusti dei "Carlòte" ed era nata nel 1920. Prima di sposarsi ha fatto la cernitrice per molti anni e poi è stata quattro o cinque anni a Porto Ceresio a fare la domestica alla casa dei Maffei. Una volta tornata a Darzo, nel 1947 si è sposata ed è rimasta a casa. È deceduta nel 1983.
Intervista effettuata a Darzo nel mese di ottobre del 2010
Copyright © minieredarzo.it · all rights reserved. In caso di utilizzo di questi testi citare la fonte e informare i responsabili - info@minieredarzo.it