"Mi ricordo che quando il dottor Italo veniva allo stabilimento di Ferragosto si sedeva sugli scalini della porta degli uffici; gli dicevo “che cosa fa qui?” e mi rispondeva “aspetto che mi porti il caffè!"
Mi chiamo Prudenza Zanardi. Sono nata nel 1935, mia mamma era di Anfo (Valle Sabbia, Brescia) e mio papà Arturo Innocente Zanardi era nato nel 1901 al Cuasso al Piano vicino a Porto Ceresio (Varese) dove ha cominciato a lavorare per i Maffei che poi lo hanno portato qui nel 1923 dall’inizio quando ancora macinavano a Vestone prima di costrure lo stabilimento di Darzo. Anche mio nonno Angelo lavorava già con i Maffei, anzi è stato il primo operaio assunto da Carlo Maffei, nello stabilimento di Porto Ceresio.
Quando andavo a scuola, avevo 7 o 8 anni, d’estate si andava su in Val Cornèra e si stava lì fino all’autunno. Mi papà era il capo miniera, era un po’ severo perché quando verso mezzogiorno facevano brillare le mine, voleva vedere tutti i minatori fuori dalle gallerie prima di sedersi a mangiare. Se però non vedeva qualcuno lasciava lì il pranzo, andava a cercarlo e poi lo sgridava.
Mi ricordo che uscivano tutti bianchi che si vedevano solo la bocca e gli occhi. In estate venivano su anche i figli del dottor Italo con le donne di servizio. Con mio fratello Narciso Zanardi che era del 1932 la sera si andava alle malghe che c’erano in montagna, vicino a Val Cornèra, a prendere il latte e ci fermavamo a raccogliere i mirtilli. Mio fratello poi è morto in un incidente a seguito del quale mio papà ha preferito andare via a lavorare nello stabilimento di Sant’Antioco in Sardegna perché non riusciva a stare qui dal dolore. Poi è ritornato nel 1960. In Sardegna c’era anche mia sorella Elena e suo marito Urca Leo che lavorava nello stabilimento, ora sono entrambi deceduti.
Mio papà non raccontava tanto del suo lavoro non ci faceva neanche entrare in galleria. Mi ricordo che nel 1945 siccome aveva la radio, gli operari venivano da lui ad ascoltare le novità del mondo e della guerra. Stavamo in un appartamento con una cucina, una stanza per mio papà e una per noi. Dopo è stato ingrandito, ma a quell’epoca siamo andati subito via. Quando in estate ci vedevano tornare a stare in Val Cornèra, gli operai dicevano “per fortuna che siete tornati, così Zanardi non ci sta sempre addosso”. Perché era un po’ pignolo con il lavoro.
C’era un minatore, Camillo Sella che usciva prima di mezzogiorno a fare la polenta e la sera mi diceva “vieni ad aiutarmi a pelare le patate”. D’inverno abitavamo ad Anfo nella casa di famiglia di mia mamma.
Avevo conosciuto anche i figli del Carlo Maffei, Carletto, Massimo e Milena che erano amici soprattutto di mio fratello più piccolo Oscar Zanardi che aveva circa la loro età. Mi ricordo che se venivano a Sant’Antioco passavano sempre a casa di mia mamma perché il dottor Italo diceva “basta una buona cena dell’Andreina per stare meglio”, i Maffei abitavano a Calasetta in un paese vicino. In quegli anni il dottor Italo ha chiesto a mio papà se potevo andare da lui a fargli da mangiare “un piatto di riso in bianco” diceva, quando stava qualche giorno a visitare lo stabilimento; sono stata giù solo un paio di mesi perché non ero molto esperta; avevo ancora la mamma e non ero sposata.
Mi sono sposata a Cagliari nel 1958 con Mazzini Bonardi e abbiamo abitato nel paese di Sant’Antioco per sei anni perché mio marito lavorava nello stabilimento. Siccome però nel frattempo i Maffei avevano venduto ad un'altra ditta e non c’era più la certezza del posto di lavoro, il dottor Italo ha fatto tornare a Darzo mio marito. Quando siamo ritornati nel 1961 mia figlia aveva già tre anni e siamo andati ad abitare prima in paese e poi nello stabilimento, quando mio marito è diventato capo operai. Mi ricordo che quando il dottor Italo veniva allo stabilimento di Ferragosto si sedeva sugli scalini della porta degli uffici; gli dicevo “che cosa fa qui?” e mi rispondeva “aspetto che mi porti il caffè!”.
Abbiamo abitato lì fino al 1991 quando mio marito è andato in pensione.
Mio papà Arturo Innocente Zanardi è deceduto nel 1968 a causa della silicosi respirava solo con una piccola porzione di un solo polmone. D’altra parte mio papà è sempre stato dentro le gallerie, sia qui che in Sardegna. Qualche mese prima era deceduta mia mamma che era ammalata anche lei.
Intervista raccolta il 6 marzo 2013 ad Anfo.
Copyright © minieredarzo.it · all rights reserved. In caso di utilizzo di questi testi citare la fonte e informare i responsabili - info@minieredarzo.it