"Diciamo che alla ditta Corna avevano la “mano gelida per gli investimenti”, infatti a differenza della Maffei investivano poco sui macchinari e l’innovazione"
Mi chiamo Pierino Zanetti e sono nato a Darzo nel 1940. Sono sposato con Emanuela Biagioni e ho due figli.
Da ragazzo ho frequentato l’Enaip di Storo e sono uscito che sapevo fare l’operaio tornitore. Nel 1968 ho cominciato a lavorare per la ditta Corna Pellegrini fino al 1973. Il lavoro me l’ha offerto Domenico Marini che era capo e che conoscevo. Lavoravo all’insaccatrice e caricavo i sacchi sul bancale che teneva venti sacchi, circa mezzo quintale, poi con il muletto lo portavano via. Si riempivano 120 sacchi a ogni turno di otto ore. Eravamo circa in quindici a fare questo lavoro. Il trattamento economico era mediocre, infatti quando mia moglie è rimasta incinta, ho preso il suo posto alla cartiera [Cartiera di Carmignano a Condino]. Mentre lavoravo alla Corna ero rappresentante sindacale: ascoltavo le richieste degli operai e le portavo al padrone. Alla fine qualcosa si otteneva sempre. Non ci tenevo particolarmente a questo ruolo, ma qualcuno doveva farlo.
Avevo un ottimo rapporto con tutti. Con il capo Domenico Marini, e anche con i colleghi avevamo un rapporto famigliare e c’era abbastanza libertà, non eravamo sempre controllati. Purtroppo molti di quelli che lavoravano giù sono morti di silicosi. Diciamo che alla ditta Corna avevano la “mano gelida per gli investimenti”, infatti a differenza della Maffei investivano poco sui macchinari e l’innovazione: non avevamo la pallettatrice automatica e poi anche per le polveri noi eravamo più indietro rispetto a loro.
Alla Maffei era diversa tutta l’impostazione del lavoro: loro spingevano al massimo ed estraevano velocemente la barite creando dei cameroni grandi come una casa senza preoccuparsi più di tanto di creare pericolo per chi ci lavorava: lasciavano qual tanto di barite sufficiente a tener su e l’altra la toglievano. Infatti adesso è tutto un cratere e continua a franare. Invece, nella miniera di Marìgole della ditta Corna puntellavano tutto, perché la roccia era più friabile e poi hanno cominciato con la ripiena cementata: mettavano cemento al posto del materiale che estraevano così era sicuro per gli operai, la montagna è sicura, infatti non è crollato niente.
Mio fratello Giovanni Zanetti è nato nel 1938 e ha lavorato poco per la ditta Corna a recuperare il materiale che era rimasto lì nella miniera di Malga Spina a Dos dal Macabèl. Ma ha lavorato pochissimo, meno di un anno intorno al 1970–72, non mi ricordo precisamente.
Intervista effettuata a Darzo nel febbraio del 2011
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