ITA

Osvaldo Alicanti

Osvaldo Alicanti

"Il direttore dello stabilimento Aronne Paoli ci vedeva solo da un occhio, ma nel lavoro ci vedeva benissimo sapeva perfettamente quanto tempo ci voleva a fare una manutenzione e ti lasciava anche di più purché il lavoro fosse fatto perfettamente."

Mi chiamo Oscaldo Alicanti. Sono nato a Ponte Caffaro nel 1940 e ho lavorato per la ditta Maffei dal 1980 al 1992.
La mia mansione era quella di operaio meccanico: facevo le manutenzioni all'impianto e ai macchinari, come ad esempio ai frantoi, alle tramogge ai carrelli. Il lavoro era pesante e certe volte non sembrava di avere un riscontro. Eravamo una squadra di otto o dieci operai facendo giornata. La ditta in quegli anni macinava feldspato e gli impianti non potevano mai fermarsi, quindi il mio compito era mantenere gli impianti efficienti. I macchinari erano complessi, ma generalmente non si chiamavano ditte esterne facevamo noi all'interno tutte le riparazioni e le manutenzioni con i nostri macchinari. Poi eventualmente se c'erano rotture più grosse, si facevano arrivare i pezzi dalla sede di Trento. Di notte restava solo il turno dei mugnai, noi meccanici non abbiamo mai lavorato di notte. Se si rompeva qualcosa di notte si fermava tutto e si iniziava magari un'ora prima la mattina dopo. Generalmente filava tutto liscio. Mi ricordo il separatore, è una macchina per separare il materiale in base alle dimensioni. Per entrare a fare la manutenzione c'è solo un foro piccolo di quaranta per quaranta centimetri e siccome io ero il più magro, toccava quasi sempre a me entrare e non era molto piacevole. Il disagio più grande era la presenza della polvere che entrava nei polmoni. Spesso facendo le manutenzioni ai macchinari non si riusciva a tenere la maschera sulla faccia per il caldo che c'era e allora si respirava molta polvere. D'altra parte se si voleva lavorare bisognava fare così. Almeno una volta ogni due mesi capitava di dover andare in trasferta in altri stabilimenti della Maffei per fare le manutenzioni, in Toscana a Campiglia Marittima, oppure a Milano vicino a Magenta. In quei casi si stava via tutta la settimana. Chiamavano noi da Darzo perché gli altri stabilimenti non avevano l'officina interna.
Non avevo fatto corsi di meccanica e prima di lavorare alla Maffei avevo passato alcuni anni a Rezzato presso l'Italcementi. Lì aveva fatto il direttore Aronne Paoli che poi è diventato il direttore dello stabilimento di Darzo ed è tramite lui che ho ho cominciato anch'io a lavorare lì, si vede che avevo fatto bene. Aronne Paoli ci vedeva solo da un occhio, ma nel lavoro ci vedeva benissimo. Sapeva dirti perfettamente quanto tempo ci avresti messo a fare una manutenzione e ti lasciava anche più tempo purchè il lavoro fosse fatto perfettamente. Ho cambiato lavoro perché lo stipendio che avevo non era molto e il lavoro era malsano, invece alla Maffei si stava meglio sia come lavoro che come stipendio. Poi era vicino, solo tre chilometri da casa, si poteva anche andare in bicicletta: il confine che c'è è solo tra due regioni ma nei paesi di qua e di là del ponte ci si conosce tutti. Mi ricordo che quando ho cominciato prendevo circa 900.000 lire, quindi quasi 300.000 di più dell'altra azienda. Poi lo stipendio era sicuro e in più la ditta organizzavo belle cose per i lavoratori negli anni '70 e '80: la festa di Santa Barbara tutti gli anni, una gita aziendale di più giorni all'anno anche all'estero, le colonie al mare per i figli dei lavoratori. In quegli anni lavoravano con me Baldini Giuseppe il capo reparto, il responsabile era Ermanno Armani, colleghi operai Marini Valentino, Cimarolli Alvaro, Adriano Masiero, Germano Ferrari. Il clima di lavoro era buono anche se naturalmente ognuno si trovava meglio con alcuni. Ancora oggi mi trovo ogni tanto con qualcuno di loro. Dal 1990 ho capito che a livello dirigenziale la Maffei S.p.a. non lavorava più bene, c'era qualcosa che non andava; quando nei primi anni '90 mi hanno proposto di licenziarmi dietro un compenso di denaro ho accettato.

Intervista raccolta a Ponte Caffaro il 9 aprile 2013

Copyright © minieredarzo.it · all rights reserved. In caso di utilizzo di questi testi citare la fonte e informare i responsabili - info@minieredarzo.it

Azzera filtri

Visite guidate

ATTENZIONE! LE VISITE GUIDATE SONO SOSPESE PER LAVORI DI RIQUALIFICAZIONE IN CORSO NEL SITO MINERARIO

Attenzione! le visite guidate sono sospese per lavori di riqualificazione in corso nel sito minerario

Vi aspettiamo con tante novita' per la stagione estiva 2025. tornate a trovarci.

Vedi e prenota

Attenzione! le visite guidate sono sospese per lavori di riqualificazione in corso nel sito minerario
Vi aspettiamo con tante novita' per la stagione estiva 2025. tornate a trovarci.

Dove sono le Miniere di Darzo

Darzo è un paesino di circa 750 abitanti, frazione di Storo, vicino al Lago di Garda e alle sponde del Lago d'Idro.

Si trova in Valle del Chiese in Trentino, a metà strada tra Brescia e Madonna di Campiglio.

Informazioni
Dove siamo

Richiesta informazioni




Iscriviti alla nostra newsletter


Annulla
CHIUDI

Prenota