"Sono sempre stato minatore e ho lavorato un po' dappertutto a scavare gallerie. Anche mio fratello Costante che che era del 1921, ha sempre lavorato in galleria in Piemonte; mi diceva “non andare mica dentro in galleria, perché ti rovini!"
Mi chiamo Augusto Bazzani. Sono nato a Ponte Caffaro nel 1925 e a 14 anni già lavoravo a Bolzano perché la mia famiglia era povera, il nostro soprannome era “Paolotti”.
In tempo di guerra ero a Brescia e ho lavorato per scavare la galleria sotto il Castello che serviva come rifugio antiaereo. Sono sempre stato minatore e ho lavorato un po' dappertutto a scavare gallerie. Anche mio fratello Costante che che era del 1921 ha sempre lavorato in galleria in Piemonte; mi diceva “non andare mica dentro in galleria, perché ti rovini!” Infatti lui a 39 anni era già morto. Nel 1959 mi sono licenziato dalla ditta dove lavoravo perché mia moglie era incinta del quarto figlio e siccome ero spesso lontano nei cantieri, lei mi voleva a casa. Siccome i poveri devono sempre trovare qualcosa da fare, dopo due e tre giorni che ero qua a casa e pensavo come andare avanti, mi capita un capo della Maffei, era veneto mi pare che si chiamava Bristot, e mi dice che occorrevano degli operai su in miniera. Ho accettato anche se la paga da minerario era inferiore a quella di operaio specializzato, perché io ai tempi facevo dei lavori particolari e anche pericolosi: 70.000 lire invece di 100.000 lire. Pensavo di starci su solo dei mesi, invece, sono rimasto fino al 1962 quando hanno chiuso la miniera di Val Cornèra.
Si lavorava tutta la settimana, dal lunedì al venerdì e per 13 mesi all'anno. Cercavo di lavorare il più possibile perché avevo bisogno di soldi. Il mio lavoro era andare a fare ricerca di barite vale a dire cercavamo delle nuove vene: si faceva una piccola galleria che si chiamava “diretta” oppure dei pozzi a piombo per vedere se si trovava ancora qualcosa. In quegli anni ho lavorato con diversi compagni: Guido Ariasida Darzo, Candido Marini detto “Guèra” di soprannome, e il “Bèno” (Gilio Marini) che era il più anziano e aveva già la silicosi. Si andava anche a recuperare la barite che era stata lasciata indietro e così che mi sono anche fatto male e sono dovuto andare a Trento a farmi ingessare un braccio.
Ho sempre fatto il minatore e quello era l'unico lavoro che si trovava sempre perché a quei tempi di lavoro non ce n'era, ma si era poveri e quindi bisognava trovare qualcosa da fare.
Intervista raccolta a Ponte Caffaro il 9 aprile 2013
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