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Angelo Fusi

Angelo Fusi

"Il rimpianto che ho è per l'amicizia con i colleghi perché eravamo molo affiatati tra noi. Il lavoro in sé non dava molta soddisfazione: alla sera avevi lavorato ma non vedevi materialmente cosa avevi fatto, come potrebbe essere invece il lavoro di muratore, dove alla fine vedi che il lavoro va avanti."

Mi chiamo Angelo Fusi. Sono nato a Bagolino in provincia di Brescia nel 1944 e abito a Lodrone dal 1968. Mia moglie aveva uno zio, Panzeri Angelo, che lavorava alla Maffei come palista allo stabilimento e mi hanno convinto a venire a vive qui perché questa zona forniva maggiori opportunità di lavoro, infatti sono andato a lavorare alla Garbaini, impresa edile di Condino.
Poi la ditta ha avuto un po' di crisi e allora ho chiesto al perito Aronne Paoli, una persona perfetta che conoscevo perché gli avevo fatto dei lavoretti a casa, se c'era lavoro alla Maffei e ho cominciato nel 1983.
Quando ho cominciato saremmo stati una quarantina di addetti che lavoravano allo stabilimento.
Ero addetto ai mulini ma mi chiamavano anche a fare lavori di muratura come manutenzione delle strutture dello stabilimento. Ogni quindici giorni bisognava controllare il rivestimento interno dei mulini, che era di quarzo o di feldspato, dove la macinazione provocava dei buchi che andavano riparati. Sono dei blocchi già prestampati con la forma dell'interno del mulino che si applicano con delle colle speciali alla carcassa in ferro del mulino. Per macinare il materiale si mettono dentro delle biglie di 8 centimetri di diametro di quarzo o feldspato, a seconda di cosa si deve macinare, che frantumano il materiale girando. Man mano che lavorano si consumano e bisogna sostituirle ogni mattina ne mettevamo dentro 5 quintali, in base alla quantità che si prevedeva di macinare. Non tutti erano disponibili ad entrare nel mulino a fare manutenzione: entravi da una botola e dentro era molto caldo e stretto, infatti si stava un'ora e poi bisognava uscire. Era un lavoro un po' scabroso perché c'era molta polvere e molto spesso si entrava con il martello demolitore per allagare le parti danneggiate prima di riparare. Erano lavori disagiati e si prendeva qualcosa in più: si teneva su la busta paga.
Un'altra cosa che dovevo controllare, ogni ora o ora e mezza, è che non rompessero le reti dei vagli che setacciavano il materiale con il rischio che si rovinasse il prodotto finito andando a compromettere tutto un silos. Si prendevano dei campioni di macinato e si verificava con dei bilancini.
Molto raramente andavo al reparto insaccature perché c'erano già le squadre addette. Tra le cose che dovevo fare quella che mi pesava di più era andare ad imbiancare e togliere la ruggine dai silos. Era una mansione che mi affidavano durante la settimana in cui facevo giornata.
Una cosa alla quale il perito teneva molto era la pulizia, non doveva esserci polvere e sporco in giro e aveva ragione perché la silicosi era tremenda, ha fatto morire un sacco di gente, soprattutto i più vecchi.
Con i superiori ho sempre avuto ottimi rapporti, con il Paoli, poi il Rampazzo e l'ultimo da Belluno, di cui non ricordo il nome. Non abitava qui ma girava tutti gli stabilimenti dei Maffei. Non ho mai avuto una discussione con nessuno di loro. I Maffei, invece, li si vedeva solo a Santa Barbara, non ci ho mai parlato una volta. Forse i più vecchi hanno avuto più rapporti con loro anche perché per anni hanno abitato a Darzo.
Poi le cose hanno cominciato ad andare male, avevamo sempre i silos pieni e il materiale non andava via. Contemporaneamente a Pinzolo hanno cominciato a reclamare per le cave una cosa e l'altra, il personale che andava in pensione non è stato rimpiazzato e poi hanno chiuso.
Il rimpianto che ho è per l'amicizia con i colleghi di lavoro eravamo molo affiatati tra noi. Il lavoro in sé non dava molta soddisfazione: alla sera avevi lavorato ma non vedevi materialmente cosa avevi fatto, come potrebbe essere invece il lavoro di muratore, dove alla fine vedi che il lavoro va avanti. Comunque per fortuna che c'era il lavoro alla Maffei così ho potuto far studiare i miei figli perché la paga era buona e sicura tutti i mesi.

Intervista realizzata nel 2014.

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