"Il capo ci prendeva in giro, ci gridava dietro ”gabàne!” se cantavamo, invece era contento se recitavamo il rosario."Mi chiamo Angela Marini ma mi hanno sempre chiamato "Lina". Sono nata nel 1924 a Darzo e la mia famiglia è soprannominata "Pieri". Sono vedova di Candido Marini dei "Giacomane" e ho quattro figlie.
Ho cominciato a lavorare per la ditta Maffei quando avevo diciasette anni e ci sono rimasta per otto anni. Facevo la cernitrice e ho preso l’artrite reumatoide, ma per fortuna riesco ancora ad usare le mani. Per otto anni con le mani bagnate nell’acqua fredda tutto il giorno, ma cantavamo felici e tranquille. Si lavorava in quattro attorno al tavolo dove rovesciavano la barite.
All’epoca non c’erano i guanti e prendavamo la barite con le mani nude per dividere la super dal falso. Per noi era una festa prendere lo stipendio sicuro per poter aiutare la famiglia e comperare il corredo. C’era freddo ma prendavamo dei secchi e ci mettevamo dentro la legna per scaldarci. Il capo Giuseppe Armani ci prendeva in giro, ci gridava dietro ”gabane!” se cantavamo, invece era contento se recitavamo il rosario. Poi facevo anche i lavori nella Villa Maffei quando la domestica andava in ferie. Abbiamo passato il tempo serene, senza avere molto, ma eravamo contente, anche per riconoscenza verso i padroni che ci davano il lavoro. Ho smesso di lavorare nel 1953 perché mi sono sposata.
Mio marito si chiamava Candido Marini dei “Giacomane”. Era nato nel 1922 ed è morto nel 1997. Aveva lavorato da giovane alla Corna e dopo la guerra ha lavorato alla Maffei nello stabilimento come mugnaio. Era avido di lavoro e dopo il lavoro della Maffei andava in campagna e aveva la passione per la montagna: andava per legna e per funghi.
Mia sorella Maria Marini dei "Pieri" che noi chiamiamo "Meri" è del 1931 ha lavorato per molti anni alla Maffei fino a quando ha avuto il primo figlio nel 1964. Aveva studiato alle commerciali e lavorava in ufficio. Per questo motivo era sempre ordinata ed elegante.
Anche la mia sorella maggiore Gina Marini ha lavorato per anni come cernitrice alla Maffei.
Sandra Marini, una delle figlie nata 1954, ricorda che il padre diceva per via della silicosi: “Non provate a tirarmi su una volta morto!" Perché a Darzo succedeva spesso che le mogli o i figli decidessero di riesumare i loro cari morti per far attestare la silicosi e ottenere la pensione di invalidità per malattia professionale, che era reversibile.
Intervista effettuata a Bersone nel gennaio del 2011 grazie alla partecipazione della figlia Sandra Marini.
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